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Scrivere le emozioni

Il vocabolario online della Treccani definisce la sensibilità come “l’attitudine a ricevere impressioni attraverso i sensi.” In un’accezione più ampia è la capacità di intendere e percepire una specifica realtà, fino, in alcuni casi, a risentirne in modo accentuato. La visione pragmatica di una qualità intangibile. 

Fino a qualche anno fa l’avrei definita una maledizione.

Può sembrare eccessivo ma le persone molto sensibili sanno di cosa parlo; di quella sensazione profonda che ti colpisce ogni volta che guardi un bambino, un tramonto, una coppia di anziani che si tiene per mano, un cucciolo che inciampa sulle proprie zampe o anche solo un prato che si muove al ritmo del vento.

Mentre scrivo, visualizzo queste immagini e mi sento grata di poter dire che appartengo a ognuna di esse; riconosco in ogni momento della vita una profonda connessione tra tutti gli esseri viventi. Nel bene e nel male.

Ed ecco spiegata la ragione per cui ho parlato di maledizione, perché l’intensità con cui le persone sensibili o ipersensibili vivono la quotidianità, a volte è tale da diventare invalidante, invadente, travolgente.

Così come mi sento pervadere da un’ondata di gioia quando mi immergo nella natura, subisco un attacco emotivo violento ogni volta che guardo un telegiornale.

Da piccola non conoscevo il motivo per cui percepivo la vita in modo così faticoso; pensavo di essere sbagliata, debole, inadatta a tutte quelle attività che, a quanto pareva, per gli altri erano normali.

Non avevo gli strumenti per spiegare il mio disagio ed ero incapace di gestirlo.

Ho imparato con il tempo, crescendo, maturando, facendo tanto lavoro su me stessa e dando spazio anche alle emozioni che avrei voluto evitare.

Ero ancora alle scuole medie quando decisi per la prima volta di scrivere il mio dolore: una poesia che racchiudeva frustrazione, paura, solitudine, ma anche ribellione, desiderio di contatto e di riscatto.

Una parte di me, pur non essendo consapevole, voleva dare un senso a quel malessere. Ero una marionetta attaccata ai fili delle mie emozioni e mi muovevo al loro comando. 

Quella sensazione di impotenza si placò nel momento in cui fermai sul foglio il tempo e il mio sentire.

Mettere nero su bianco i pensieri che non riuscivo ad afferrare e le emozioni che non riuscivo a governare, mi diede l’occasione di riflettere a fondo sulle parole che volevo usare, sulle sensazioni che volevo immortalare, sul messaggio che volevo mandare. Una sola persona ha letto i miei scritti di quel periodo ma li conservo ancora perché sono una parte importante di me, della mia storia; sono un promemoria di ciò che sono stata, del potere della scrittura e della strada che ho percorso grazie a lei.

Uno strumento prezioso che mi ha salvata dall’inconsapevolezza, permettendomi di comprendere e valorizzare un sentire che fino a quel momento era stato solo fonte di difficoltà.

La scrittura è sensibilità. A molti livelli. Per alcuni è un momento di sfogo, per altri di riflessione. C’è chi la usa per dare concretezza alla propria visione del mondo e chi, con maestria, la utilizza per creare una realtà parallela.

Scrittura e sensibilità camminano insieme, si sostengono a vicenda, si nutrono l’una dell’altra. 

Trovare le parole giuste per sé, per un cliente, per un momento difficile o uno di gioia, significa avere la capacità di guardare dentro se stessi, dentro gli altri, dentro le situazioni, per cogliere l’essenza di una prospettiva e darle una forma capace di arricchire visioni differenti. 

Mi piacerebbe conoscere i tuoi sentimenti nei confronti della scrittura; se ti va, scrivimi una mail a ilnerosulbianco@gmail.com o un messaggio sui miei canali social.

2 thoughts on “Scrivere le emozioni”

  1. Io come te! E soffro quando sento il bisogno di liberare i miei pensieri su carta e qualcosa (o più spesso qualcuno) me lo impedisce. E mi sembra di stare su una giostra vorticosa che non mi permette di scendere. Così anelo la solitudine, il raccoglimento, che mi permettono di scrivere o anche dipingere/disegnare o comunque creare. Un abbraccio! Rita

    1. Cara Rita, ti ringrazio per la tua preziosa condivisione. Ritagliare uno spazio di espressione personale è importante, e ancora prima, è fondamentale entrare in relazione con noi stessi per ascoltarci con attenzione; solo così possiamo scendere dalla giostra e mettere a fuoco il nostro sentire.

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