La pace si trova prima di tutto dentro.
Coach & Counselor

Guerra e pace: festival delle banalità o semplice verità?

In questi giorni si parla di guerra e di pace con la stessa insistenza con cui fino a poco tempo fa si parlava di covid, ma come si può concretizzare il concetto di pace se si combatte ogni giorno con se stessi?

Comprendo il bisogno di essere informati e l’importanza di partecipare – attività nelle quali i social hanno un ruolo determinante –, eppure credo che per dare un contributo positivo si debba prima trovare un proprio equilibrio interiore.

Compito arduo, me ne rendo conto.

Siamo sempre in bilico tra il più e il meno, tra il vorrei e l’ho fatto, tra ieri, oggi e domani.

La vita è così: una ricerca continua, una scoperta quotidiana, una dichiarazione di presenza nel mondo con il nostro modo di essere unico e mutevole.

A volte la guerra ce l’abbiamo dentro.

Le emozioni sono la bussola interiore che indirizza i comportamenti, e quando non siamo soddisfatti di ciò che abbiamo, facciamo o siamo, si attivano per farci riprendere il controllo.

Il problema è che pur avendo il diritto di essere felici, e di conseguenza anche il dovere di agire affinché ciò accada, esistono modalità funzionali e disfunzionali per ottenere il risultato che vogliamo.

Possiamo sentirci inadeguati e decidere di rafforzare l’autostima mettendoci alla prova, alzando gli standard, impegnandoci in nuove sfide, imparando qualcosa di utile per la vita privata e professionale. Oppure possiamo sfruttare la posizione che abbiamo in ufficio per tormentare un sottoposto con richieste pressanti e dimostrazioni di forza, tornare a casa e rispondere male ai familiari o magari scrivere commenti da troll sui social per nascondere le insicurezze dietro un atteggiamento prepotente.

Le parole che utilizziamo sono ricche di significato.

·         Rivelano l’opinione che abbiamo di noi e degli altri.

·         Manifestano il nostro modo di affrontare la vita. Personale e professionale.

·         Valorizzano o soffocano le emozioni. Con quel che ne consegue.

·         Indirizzano i comportamenti che scegliamo. Nella vita privata e sul lavoro.

Quando siamo in pace usiamo parole gentili, entusiaste, aperte, accoglienti, propositive, generose. O quantomeno neutre.

Quando siamo in guerra con noi stessi non possiamo trovare la pace negli altri. Al massimo una tregua. Una tregua dalle parole di biasimo, rabbia, dolore e distacco con le quali puntelliamo le nostre conversazioni interiori e non solo.

Di parole ce ne sono tante e hanno tutte la loro dignità; dobbiamo solo imparare a metterle nel posto giusto al momento giusto.

Hai mai fatto un bilancio delle parole che pronunci?

A me capita, ogni tanto, di utilizzare termini che non mi aiutano a dare il meglio, che non portano luce ma oscurità. Quando succede faccio una scelta.

A volte è sufficiente porsi la domanda giusta per ottenere la risposta migliore, altre volte è necessario allargare la prospettiva e domandarsi cosa si vuole trasmettere di sé.

C’è chi sceglie di bullizzare il mondo nella speranza di riempire un vuoto, ma io credo che essere onesti con se stessi e con gli altri sia l’unica vera via per realizzare un cambiamento positivo.

Coaching e counseling sono discipline perfette per ritrovare il tuo centro e valorizzare le tue qualità più profonde: contattami e ti darò qualche informazione utile.

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