Ti piacerebbe rivalutare il concetto di zona di comfort per fare pace con la spiacevole sensazione che fare cose nuove sia in qualche modo pericoloso?
Il disagio di mettersi in una situazione che non si può controllare, la paura dell’ignoto, l’ansia da prestazione riguardo chissà quali aspettative proprie o altrui.
Già leggendo queste poche parole, a mente fredda, ci si accorge di quanto sia assurdo approcciarsi alle novità in maniera così distruttiva; eppure, quando ci troviamo di fronte a una situazione inaspettata o ci propongono di fare qualcosa che esula dalla routine, la prima sensazione che proviamo è una stretta allo stomaco.
Quella breve rivoluzione interiore è un campanello d’allarme che ci diffida dal metterci nei guai. Preannuncia possibili momenti di disagio, ipotetici imbarazzi e una plausibile incapacità di portare a termine il compito, qualunque sia, senza commettere alcun errore.
Hai notato che alcune parole sono in corsivo?
Il motivo è che si tratta di termini che indicano una possibilità, non una certezza.
Dal punto di vista statistico, abbiamo le stesse chance di fare una meravigliosa esperienza, divertirci e portare a casa un risultato degno di nota.
Perché allora, la maggior parte delle persone desidera con tutta se stessa restare nei confini della propria zona di comfort?
Non esiste una risposta univoca, ma a mio parere, il punto centrale che può essere declinato in vari modi, è che si lascia ingannare.
Il tranello della mente
Lo sapevi che la funzione principale del tuo cervello è farti sopravvivere?
Non vivere, sopravvivere.
A lui non interessa la qualità delle giornate ma il numero complessivo. Punta a massimizzare la tua presenza sul pianeta, a prescindere dal modo in cui trascorri il tempo.
Poco importa se sei felice o triste, soddisfatto o frustrato, in evoluzione o bloccato. La cosa importante è che tu viva.
È un retaggio di quando l’obiettivo principale dell’uomo era proprio sopravvivere.
Nel periodo preistorico i pericoli abbondavano ed erano seri, molto seri. Chi non prestava la giusta attenzione ai rumori, agli odori, ai movimenti e alle relazioni sociali rischiava la vita, letteralmente.
Il fruscio di un cespuglio o un’ombra furtiva potevano rappresentare un predatore pronto ad attaccare; un odore sospetto, sgradevole, stimolava la reazione di disgusto per impedire l’ingestione di sostanze pericolose anche dopo un lungo digiuno; l’appartenenza a un gruppo garantiva maggiore protezione e aumentava la possibilità di avere cibo a sufficienza.
Come vedi i motivi di tensione erano molti e tutti validi.
Oggi però, siamo sinceri, quante volte capita di rischiare la vita nella quotidianità?
Ci siamo evoluti e il cervello si è adattato, più o meno.
Esistono ancora situazioni in cui, a giusta ragione, si attiva l’istinto di sopravvivenza. Magari quando sei solo, di notte, e cerchi la macchina in un parcheggio buio e isolato. Il cuore che parte all’impazzata se senti un rumore alle tue spalle è la risposta fisiologica alla percezione di una potenziale minaccia.
Come si usa dire, devi prepararti a batterti o a battertela.
Fin qui tutto bene.
Il problema nasce quando ti manda gli stessi segnali di pericolo in risposta a un invito a cena, alla prospettiva di un corso che ti piacerebbe frequentare, alla sperimentazione di un nuovo sport. A meno che tu non decida di buttarti da un aereo senza paracadute, una reazione di questo genere è inappropriata.
Eppure è comune percepire una sensazione di disagio o addirittura pericolo, quando ci invitano a svolgere attività mai sperimentate prima.
Ed ecco il tranello: nel giro di un istante la mente ti porta indietro nel tempo – immergendoti in un passato ormai scomparso – e contemporaneamente avanti, nel futuro – proiettando immagini di annunciate catastrofi.
Se a livello biochimico il corpo produce ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, di cui tu percepisci gli effetti in termini di ansia, stress e disagio, a livello mentale iniziano ad alternarsi pensieri che ti vedono del tutto impreparato ad affrontare la situazione. Spesso e volentieri non hai nemmeno informazioni sufficienti per farti un’idea di cosa accadrà, ma sai già che sarà un disastro. A un appuntamento non saprai di cosa parlare, in ufficio farai una brutta impressione sul capo, in quel nuovo sport sarai negato, l’ambiente ti metterà a disagio e potrei continuare, ma so per certo che potresti farlo anche tu.
Allora cosa devi fare per spezzare il sortilegio?
Semplice: resta nel presente.
Il passato ci insegna e il futuro ci invita a scegliere una direzione, ma è solo nel presente che possiamo fare la differenza.
Uno dei motivi per cui a volte fatichiamo a goderci il momento, è che non lo stiamo vivendo; ci lasciamo ingannare dalla mente e anticipiamo situazioni che forse non si verificheranno mai. Perciò, la prossima volta che qualcuno ti propone di fare qualcosa di nuovo, domandati solo se ti va, e se la risposta è sì, non pensare ad altro, buttati e divertiti.
Scoprirai che è tutto più facile quando corpo, cuore e mente stanno facendo la stessa cosa nello stesso momento.
Un esempio personale
Un paio di anni fa mi hanno invitata a partecipare a un programma radiofonico dedicato all’approfondimento delle professioni meno conosciute, tra cui le mie.
Sul momento mi sono domandata: “Ma no dai, cosa vado a fare? Non ho esperienza di radio, e se faccio una brutta figura? Chissà cosa mi chiederanno, se poi non so rispondere?”
Non ti faccio tutto l’elenco dei miei pensieri disfunzionali – capita anche ai coach eh, se mai ti fosse venuto il dubbio -, ma dopo un paio di minuti così mi sono detta: “Allora, è un’opportunità per presentarti, per far conoscere il tuo lavoro, per uscire dalla zona di comfort e dare una scossa alla routine. Come ti sentirai dopo averlo fatto?”
Avrei dovuto parlare di un lavoro che amo e se per caso mi avessero fatto domande di cui non conoscevo la risposta avrei detto solo: “Non lo so”. Che c’è di male?
È il desiderio di essere perfetti che ci limita dallo sperimentare situazioni per cui temiamo di non essere all’altezza, ma quante occasioni perdiamo?
Inizia a immaginare tutte le cose belle che possono accadere al di fuori della tua zona di comfort, e vedrai che ti verrà voglia di uscirne più spesso.
Se poi sei curioso di vedere com’è andata la mia intervista la trovi in versione spot su Instagram, o un paio di minuti più lunga su Facebook.
In ogni caso mi sono divertita, ho incontrato persone interessanti e mi sono portata a casa un ricordo.